Effetto Covid-19 un anno dopo: il calzaturiero ancora in crisi

Effetto Covid-19 un anno dopo: il calzaturiero ancora in crisi

L’emergenza sanitaria di Covid-19 ha avuto e continua ad avere serie ripercussioni sull’andamento economico del settore calzaturiero, che registra un crollo dei valori produttivi, delle esportazioni e dei consumi.

Lo scenario nazionale: bilanci in rosso e un futuro nero per tutto il fashion system

Il 2020 è stata una pessima annata per il Made in Italy, in particolare per la filiera della moda, uno dei settori più colpiti dalla crisi economica legata alla pandemia di Covid-19, a causa dei lockdown nazionali e del cambiamento delle abitudini di vita e di consumo.

L’ultimo report elaborato dal Centro Studi di Confindustria Moda parla di una contrazione del fatturato delle imprese rappresentate pari al -26% nel 2020 rispetto al 2019, con un numero rilevante di aziende, soprattutto piccole e medie, in forte sofferenza. Anche per i primi mesi del 2021 si registra un trend simile a quello del trimestre precedente. Il calo del fatturato è del -18.4%, mentre per il secondo trimestre del 2021 è attesa una attenuazione della flessione, con un calo previsto di circa il -10%. Se il piano vaccinale procederà spedito nei prossimi mesi, un vero e proprio recupero è previsto solo a partire dal terzo-quarto trimestre del 2021, con un progressivo ritorno a livelli di attività pre-Covid nel corso del 2022.

«Per il comparto Moda il 2020 – afferma Cirillo Marcolin, Presidente di Confindustria Moda – è stato un anno drammatico, con pesanti perdite che hanno colpito trasversalmente tutti i settori. Nonostante ciò le imprese hanno saputo dimostrare un forte dinamismo, che ci ha permesso comunque di rimanere il primo contributore alla bilancia commerciale del Paese. Questo conferma ancora una volta il ruolo strategico che il comparto che rappresentiamo svolge per tutto il Paese. Per quanto per il 2021 siamo cautamente più ottimisti rispetto che allo scorso anno, è innegabile il momento di sofferenza che le nostre imprese stanno vivendo. Dobbiamo essere in grado di tutelare e arricchire il know-how del Paese nel settore, potenziando la filiera e proteggendo i livelli di occupazione. Solo così torneremo più forti di prima».

Anche per il settore calzaturiero italiano il 2020 si è chiuso in maniera drammatica. Secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, lo scorso anno il fatturato è calato del -25,2% rispetto al 2019, la produzione è scesa del -27,1% e l’export è diminuito in termini di valore del -14,7%. «Il 2020 ha avuto pesanti conseguenze economiche per il nostro settore – spiega il Presidente di Assocalzaturifici Siro Badon –.Oltre ad aver lasciato sul terreno circa 1/4 della produzione nazionale e del fatturato complessivo, dobbiamo registrare anche un drastico calo dei consumi delle famiglie italiane, sia nella spesa (-23,1%) che nelle quantità (-17,4%). Una flessione importante, malgrado una crescita a doppia cifra per il canale online che non riesce a tamponare il crollo dello shopping dei turisti e i mancati introiti derivanti, specialmente per le fasce lusso. Il trend – continua Badon – è destinato a rimanere altrettanto sfavorevole nel primo trimestre dell’anno corrente iniziato con una stagione dei saldi largamente sottotono: gli imprenditori del comparto, secondo le nostre rilevazioni, stimano in media un calo ulteriore del fatturato pari al -15,1% tendenziale. È evidente che la ripartenza sia rinviata alla seconda metà del 2021, auspicando che un soddisfacente ed esaustivo piano di vaccinazione porti progressivamente ad un ritorno alla normalità perduta, sebbene il recupero dei livelli pre-Covid sia ancora lontano». 

Nella seconda metà del 2020, infatti, non c’è stata una vera e propria ripresa, e si è registrata solo un’attenuazione della caduta. Nel complesso, il numero di calzaturifici attivi è sceso di 174 unità rispetto a fine 2019 e quello degli addetti di oltre 3.000. Anche perché, nonostante le buone performance dell’online, i consumi in abbigliamento e accessori si sono contratti. Secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca per Assocalzaturifici, nel 2020 in Italia sono state acquistate 26 milioni di paia in meno rispetto al 2019. I segmenti merceologici più colpiti sono quelli delle scarpe classiche da uomo e donna, mentre per le calzature da bambino e quelle sportive si registra una flessione del -15%.

L’appello di Assocalzaturifici e l’incontro con il Mise per il rilancio del settore

Questo quadro preoccupante ha spinto Assocalzaturifici  a fare un appello alle istituzioni affinché sostengano la ripresa del settore attraverso politiche a sostegno dell’export, la ripresa dell’attività fieristica, una decontribuzione del 30% di oneri previdenziali dovuti dal datore di lavoro, come sancito dal decreto agosto per le sole regioni del Sud, e una rapida approvazione dei decreti attuativi del Decreto Rilancio, che introduce un credito d’imposta pari al 30% del valore delle rimanenze a magazzino, ampliando le risorse e la percentuale a compensazione fiscale. 

A seguito delle performance preoccupanti registrate dal settore, Assocalzaturifici si è rivolta al Ministero dello Sviluppo Economico. «Abbiamo rimarcato – ha dichiarato Siro Badon in maniera chiara le peculiarità del nostro settore, specificando che il calzaturiero ha dimensioni strutturali e aziendali più piccole di altri comparti e possiede una rigidità più accentuata data dalle due collezioni annuali, non potendo lavorare su capsule e pre-collezioni. Ma, soprattutto, abbiamo messo un forte accento sulla perdita di competitività del settore manifatturiero italiano, evidenziando anche le difficoltà di liquidità delle nostre aziende». Nel corso dell’incontro, al quale hanno preso parte il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il Viceministro con delega alla moda Gilberto Pichetto Fratin, sono state esaminate alcune misure necessarie per un rilancio del calzaturiero italiano e approfonditi i temi più incisivi che il settore vuole affrontare per difendere il Made in Italy, come il costo del lavoro e la liquidità per le imprese.

Il calzaturiero delle Marche registra una situazione ancora più drammatica

Se la crisi economica seguita alla pandemia ha fortemente danneggiato tutta l’industria italiana, lo studio di Banca d’Italia sull’economia delle Marche, pubblicato nel novembre 2020, registra nel primo semestre del 2020 un calo del prodotto regionale più intenso in confronto al resto d’Italia, anche a causa del peso rilevante dei comparti più colpiti dall’emergenza sanitaria. Anche se nel terzo trimestre del 2020 si è avuta una ripresa dell’attività economica, questa è stata solo parziale rispetto alla contrazione registrata nei primi mesi dell’anno.

La stessa situazione si registra anche nel distretto calzaturiero delle Marche, dove la contrazione della produzione, del fatturato e dell’export è stata particolarmente intensa nel 2020, con un massiccio ricorso ad ammortizzatori sociali e Cassa Integrazione. Nel settore pelli, calzature e cuoio le ore di Cassa Integrazione autorizzate nel 2020 sono arrivate a quota 12,6 milioni, in aumento sul 2019 del 462%. E della criticità della situazione dei calzaturifici marchigiani si è occupato anche il programma Carta Bianca di Rai3, che a fine marzo 2021 ha mandato in onda un reportage nelle province di Macerata e Ascoli Piceno.

Per risollevare il settore calzaturiero la Regione Marche ha stanziato 4 miliardi di euro per finanziare progetti di riqualificazione delle aziende e rilancio industriale, all’interno dell’accordo di programma di area di crisi industriale complessa del distretto pelli-calzature fermano-maceratese firmato il 22 luglio scorso con il Mise, Invitalia, Anpal, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Provincia di Macerata e Provincia di Fermo sottoscritto il 22 luglio scorso.

A seguito delle performance preoccupanti registrate dal settore, Assocalzaturifici si è rivolta al Ministero dello Sviluppo Economico. «Abbiamo rimarcato – ha dichiarato Siro Badon in maniera chiara le peculiarità del nostro settore, specificando che il calzaturiero ha dimensioni strutturali e aziendali più piccole di altri comparti e possiede una rigidità più accentuata data dalle due collezioni annuali, non potendo lavorare su capsule e pre-collezioni. Ma, soprattutto, abbiamo messo un forte accento sulla perdita di competitività del settore manifatturiero italiano, evidenziando anche le difficoltà di liquidità delle nostre aziende». Nel corso dell’incontro, al quale hanno preso parte il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il Viceministro con delega alla moda Gilberto Pichetto Fratin, sono state esaminate alcune misure necessarie per un rilancio del calzaturiero italiano e approfonditi i temi più incisivi che il settore vuole affrontare per difendere il Made in Italy, come il costo del lavoro e la liquidità per le imprese.

A seguito delle performance preoccupanti registrate dal settore, Assocalzaturifici si è rivolta al Ministero dello Sviluppo Economico. «Abbiamo rimarcato – ha dichiarato Siro Badon in maniera chiara le peculiarità del nostro settore, specificando che il calzaturiero ha dimensioni strutturali e aziendali più piccole di altri comparti e possiede una rigidità più accentuata data dalle due collezioni annuali, non potendo lavorare su capsule e pre-collezioni. Ma, soprattutto, abbiamo messo un forte accento sulla perdita di competitività del settore manifatturiero italiano, evidenziando anche le difficoltà di liquidità delle nostre aziende». Nel corso dell’incontro, al quale hanno preso parte il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il Viceministro con delega alla moda Gilberto Pichetto Fratin, sono state esaminate alcune misure necessarie per un rilancio del calzaturiero italiano e approfonditi i temi più incisivi che il settore vuole affrontare per difendere il Made in Italy, come il costo del lavoro e la liquidità per le imprese.

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